la “vocazione sovversiva” della poesia

vengodalmare

Il faut s’établir à l’extérieur de soi, au bord des larmes et dans l’orbite des famines, si nous voulons que quelque chose hors du commun se produise, qui n’était que pour nous. – René Char

” ..Nessuna poesia, anche quella apparentemente più lontana da queste problematiche, può esserne immune, rimanere estranea alle vicende del mondo in cui nasce e al quale, in forme e con fini i più diversificati, comunque si rivolge e risponde.
Non credo nell’isolamento e nell’ispirazione: sono termini che ho sempre visto con profondo sospetto perché ingenerano l’idea di una nascita quasi divina, mistica, del fare poetico – che ne esce circonfuso da un’aura di sacralità e di inviolabilità, di separatezza e inaccessibilità, mentre invece il “poiein” è la più terrestre e la più elementare delle attività umane: una perenne creazione di forme che, sottratte alle destinazioni d’uso delle categorie dell’utile, si pongono per la loro stessa…

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