il niente alla fine della fine



The Sheltering Sky di Bernardo Bertolucci 1990

Il tè nel deserto è un romanzo del 1949, dello scrittore e compositore americano Paul Bowles. La rivista Time lo ha inserito tra i cento migliori romanzi in inglese del periodo tra il 1923 e il 2005
La frase che dà il titolo originale al libro: The Sheltering Sky (Il cielo protettivo) è questa:
Tre americani giungono a Tangeri nel 1947. Port Moresby e sua moglie Kit sono accompagnati dal loro amico George Tunner in un viaggio che li porterà in profondità nel deserto del Sahara. Tunner osserva: “Probabilmente siamo i primi turisti che sbarcano qui dopo la guerra”, e Kit risponde: “Noi non siamo turisti. Siamo viaggiatori.” Mentre Tunner pensa di tornare a casa in un paio di settimane, Port e Kit hanno progettato di fermarsi un anno o due. I tre organizzano un viaggio verso l’interno, cui si uniscono anche Mrs. Lyle, scrittrice di viaggi e suo figlio Eric. C’è una certa competizione tra Tunner e Port, che è geloso, anche se per primo tradisce la moglie con una prostituta araba. Port contrae il tifo e muore nel forte della legione straniera francese, lasciando Kit sola nel Sahara profondo. Kit vaga nel deserto fino a quando viene salvata da una carovana guidata da Belqassim un giovane nomade arabo. La carovana arriva a casa di Belqassim, che prende Kit come amante e la rinchiude in una gabbia sul tetto della capanna. Kit è presto scoperta dalle mogli di Belqassim, che la costringono a fuggire. Trova il modo di raggiungere un’ambasciata americana dove i funzionari la fanno trasferire a Tangeri. Anche Tunner è tornato a Tangeri per cercarla. Kit giunge in hotel, vede Tunner ma non lo chiama, si nasconde e scompare. Nell’ultima scena del film l’autore Paul Bowles, nella penombra della sala da tè di un albergo coloniale, pronuncia la celebre frase, tratta dal romanzo: – “Non sappiamo quando moriremo e quindi pensiamo alla vita come a un pozzo inesauribile. Eppure tutto accade solo un certo numero di volte. Quante volte ricorderemo un certo pomeriggio della nostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di noi che non potremmo nemmeno concepire la nostra vita senza? Forse quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante volte guarderemo sorgere la luna piena? Forse venti. Eppure tutto sembra senza limiti”.

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3 risposte a il niente alla fine della fine

  1. Tina Di Benedetto ha detto:

    hai tirato fuori un capolavoro!per non parlare del tocco di misticismo della colonna sonora

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  2. glencoe ha detto:

    grazie della visita, una rapida occhiata alle mie categorie nel blog individuano il tentativo di catturare punti di vista che mentre si specificano possono via via ricomporsi (in modo dinamico) continuamente con tutto quello che si puo’ individuare di altro.

    "Mi piace"

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