Antonio Devicienti
Marco Ercolani
Se il testo è anche uno spazio da esplorare, allora potrebbero essere necessarie delle chiavi per potervi accedere: in questo caso almeno due. L’una è il piacere puro e semplice, l’abbandonarsi, intendo dire, al piacere di leggere e di meravigliarsi; l’altra potrebbe essere già rintracciabile in una precedente opera di Marco Ercolani, La terra mi è di peso / scritture apocrife
(https://rebstein.files.wordpress.com/2009/09/marco-ercolani-la-terra-mi-e-di-peso1.pdf):
Apòkriphòs, cioè segreto. Posseduto dal demone dell’analogia, lo scrittore apocrifo tenta di trovare il segreto di sé nell’anima di un altro. È simultaneamente vampiro e vampirizzato, voyeur dell’atto creativo altrui e insieme testimone estremo di quanto l’altro poteva dire ma non ha detto ed era impensabile ma necessario che dicesse. E sùbito dopo: Scrivere testi la cui scrittura è impossibile e affermarne l’esistenza con un atto di fantasia postuma. L’apocrifo non è allora una banale ricreazione stilistica quanto uno specchio paradossale…
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