Avvenenti nell’aspetto e temute fedeli sacerdotesse del demonio, le gatte masciàre erano donne malvagie e maestre delle arti più raffinate di seduzione. Con il loro fascino circuivano gli uomini più deboli che oltre a divenire mariti o amanti, erano gli ignari strumenti delle loro diavolerie. Garantita la copertura, vivendo come semplici popolane durante il giorno, la vera natura di queste streghe veniva manifestata nell’ora più tarda della notte, quando fatti addormentare i consorti, salivano sul punto più alto della casa e privandosi delle loro vesti si cospargevano di olio masciàro pronunciando la famosa formula magica:
Sop’a spine e ssop’a saremìinde
M’àgghi’acchìa a Millevìinde.
(Su spine e su sarmenti, mi troverò a Malevento)
Libere, unte e nude, per trasformarsi si lanciavano nel vuoto e atterrate su quattro zampe al suolo correvano all’adunanza per le maledizioni. L’arco a crociera della Corte Cavallerizza era il luogo da sempre designato per formare il malefico cerchio…
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