“BREVE STORIA DELL’ARTE DI RICORDARE” di Paolo Zellini

"Strane cose", il blog di Ettore

Sono spesso i miti a rivelarci la natura delle cose. Che cosa è la memoria? Quando possiamo dire di rammentare un evento del passato? Per saperlo faremmo bene a evocare, innanzitutto, Mnemosyne, divinità orfica e madre delle Muse, a cui Platone attribuiva il merito di averci donato la capacità di ricordare. Il dono della dea non era affatto qualcosa di impalpabile o evanescente: Platone lo assimilava a una materia malleabile, a una specie di cera plasmabile sulla quale, opportunamente esposta alle percezioni sensibili e ai pensieri, restavano impressi sigilli o immagini di varia natura. E appunto su quelle immagini si innestava la nostra capacità di rappresentazione, l’esercizio della phantasia, che era pure la via, obbligata ma insidiosa, per accedere a una visione più autentica ed essenziale delle nostre esperienze. Così furono interpretate dai neoplatonici anche le traversie di Odisseo: un continuo smarrire la meta prefissa, l’approdo a Itaca…

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