Sabina la bella
L’intenzione era quella di passare una settimana di relax lontano dal caos esistenziale della pianura padana.
Non si aveva l’energia di essere itineranti e neanche la voglia di andare troppo lontano con navi, aerei, traghetti, ecc. con tutto quello che può comportare il mettersi in situazioni da tipo ingorgo o come si dice a “collo di bottiglia”.
Abbiamo scelto il Lazio la regione più vicina tra quelle meno conosciute.
Una rapida visione in rete, un istantaneo amore a prima vista per il luogo di residenza di cui dirò dopo.
La vacanza è consistita in un giorno intero di lento viaggio di andata (600 chilometri) tra il caldo , i rallentamenti, le code in autostrada e la fatica di un anno; poi sei giorni completi passati in un magnifico agriturismo e alla fine dell’ulteriore giornata per il viaggio di ritorno.
Questo tipo di vacanza ha avuto come premessa quella di non volere essere una vacanza culturale(ovvero di intense giornate alla ricerca di capolavori dell’arte) e neanche naturale (nel senso di pensare a lunghe passeggiate nella natura).
Si voleva solo stare bene anche se per un breve periodo, bene come vedere cose belle che non sono inquinate da rumori molesti, traffico intenso, miriadi di turisti vocianti , ecc.
Si voleva passare la giornata facendo delle piccole gite, visitando lentamente una area relativamente piccola per poi nel primo pomeriggio, accaldati, tornare in un bel posto verde e tranquillo ( per chi voleva c’era anche la piscina) dove riposare e magari leggendo un libro ogni tanto guardarsi attorno tra i moltissimi alberi di ulivo nel paesaggio circostante di colline verdi.
Questa intenzione anche se prima della partenza non era stata cosi chiaramente delineata si è immediatamente precisata all’arrivo.
A questo si deve aggiungere la grande qualità dei luoghi e del luogo di residenza.
La Sabina è un area geografica che gli abitanti di Roma conoscono bene, (non come quelli che vivono al Nord), la conoscono perché magari la attraversano per andare al Terminillo.
La Sabina è un grande polmone verde fatto di molte colline di media altezza e di qualche montagna che a stento supera i mille metri.
Sulle pareti di queste colline (nel loro piccolo con a volte pendenze assai scoscese) tra le altre coltivazioni regna incontrastato l’ulivo.
In questo mare verde e silenzioso ci sono decine di piccoli borghi che sorgono su cocuzzoli e nelle posizioni più disparate.
Sono piccoli borghi abitati, apparizioni odierne di insediamenti secolari e tra i molti ( circa 90) cito Castelnuovo di Farfa, Roccantica, Casperia, Contigliano, Cottanello, Cantalice, Rocca Sinibalda, Colle di Tora, Castel di Tora, Ascrea per essere stati tra i molti luoghi della nostra visita.
Inoltre nell’area ci sono diversi santuari molto antichi ( Poggio Bustone, La Foresta, Greccio e Fonte Colombo) e altri qui non nominati , ma scopribili dal visitatore attento.
Di quelli nominati si porta l’attenzione su Greccio dove una costruzione moderna racchiude dei gioielli duecenteschi che consistono in parti murarie e lignee significative dell’originario luogo (visitandolo mi è tornato alla memoria il Convento del Cristo a Tomar (Portogallo), questo per quanto riguarda le celle dei frati; inoltre da citare Il santuario di Fonte Colombo dove anche il viaggiatore può ( se arriva quando non c’e’ nessuno) respirare per brevi istanti una “rarefazione della percezione”.
Una nota a parte merita il luogo che ci ha visti soggiornare: l’Azienda Agrituristica S. Ilario sul Farfa è stata per noi una scelta felice.
La cortesia, l’ospitalità, la tranquillità data dalla sua collocazione sulla cima di una piccola collina tra gli ulivi e la magnifica cucina hanno creato un insieme raro grazie alla signora Susanna per la familiare e appassionata conduzione e alla signora Luisa per la alta interpretazione della tradizione culinaria del luogo.
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