La mia più grande vergogna di italiano sono gli applausi ai funerali, abitudine spaventosa che si è ripetuta mentre il feretro di Lucio Dalla lasciava San Petronio. I sociologi possono anche farmi una pippa così e raccontarmi che trattasi di consuetudine di chiara derivazione televisiva, roba che una volta non c’era: il primo applauso a un funerale pubblico pare che l’abbia beccato Anna Magnani nel 1973. E infatti non è una cultura, è un’incultura: non è un indotto della storia, ma di Domenica In. Ma dovrebbero spiegarmi perché questa cosa esiste solo da noi, come quell’altro orrore che è l’applauso mentre atterra l’aereo.
Hanno applaudito la salma di Berlinguer, quella di Moro, quelle di Nassirya, Falcone e Borsellino, persino Giovanni Paolo II: i pellegrini di tutto il mondo rimasero agghiacciati e increduli. I morti non si applaudono, neanche quelli mediatici. Alla fine del Requiem di Mozart non si applaude. Wagner proibì gli applausi anche alla fine del Parsifal. Non c’entra la religiosità: il raccoglimento è anche laico e pagano, se non reggi la tensione, se la temperatura spirituale è per te inaccessibile, allora stai a casa. Se devi esorcizzare la paura della morte, beh, vai a farti un giro. La buona fede non salva l’ignoranza: un funerale è un rituale, una cerimonia. Provate ad applaudire a un funerale di un marine: i funerali diverranno due.
di Filippo Facci
È uscito in Francia e Belgio il 3 novembre 2010.
Medico all’avanguardia, il Dr Kruger vuole dare un senso al suicidio e al tempo stesso limitare il fenomeno. Ha creato una struttura terapeutica dove darsi la morte non sia più “un atto barbarico”, ma un atto consapevole svolto con assistenza medica. La sua clinica esclusiva richiama l’attenzione di un gruppo di strani personaggi, accomunati dal desiderio di morire: un famoso regista con un cancro incurabile, un commesso viaggiatore malato terminale, un ricco ereditiere, un lussemburghese che ha perso tutto al gioco, una bella ragazza con una malattia orfana, una cantante dalla voce rovinata, un depresso cronico. Dopo essersi consultati con Kruger sulle motivazioni che li spingono a farla finita, ciascuno di loro ha diritto a esprimere un’ultima richiesta. Ma nelle isolate montagne un gruppo di abitanti del villaggio vicino decide di scacciare violentemente la clinica.
un film che tratta un argomento sempre attuale, molto dibattuto. anche in questo caso la conclusione è quella di ripudiare la possibilità del suicidio assistito e di non tenere in considerazione il volere dell’individuo sulla propria vita
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cara amica ti ringranzio per la tua visita, ma troppo facile è il discorso;
viva i buoni e abbasso i cattivi, viva il bello e abbasso il brutto….
nei miei post c’e sempre una complessità e io la cerco questa complessità, più alta è e meglio è.
la complessità non è un polpettone, una raccolta raffazzonata di cose messe insieme, semmai portare alla luce il massimo di quello che è nascosto nell’essere umano, cioè in me.
e cercare di non dare mai risposte.
un caro saluto
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