Jared Dymbort – Family Values & Kynodontas(Dogtooth) di Giorgos Lanthimos (2009) sub ita
Il mondo esterno si presenta dunque come un luogo da temere a priori e la realtà tutta prefabbricata assolve a regole di sussistenza interna, e ogni coerenza è ridotta al minimo indispensabile: pensiamo a un’altra grande intuizione del regista, quella degli aerei che sorvolano la casa. I ragazzi credono che ogni tanto uno di essi possa precipitare e il primo che lo raccoglie può tenerlo: in effetti gli aerei cadono, ma sono ovviamente modellini in scala gettati di nascosto dai genitori. Loro non hanno il senso delle proporzioni, non sanno cosa sia la prospettiva: in definitiva vivono in un mondo bidimensionale. La cosa straordinaria è che a rompere gli schemi, a scardinare la piatta gabbia in cui si muovono, sarà il cinema. Christina (un’agente di sicurezza che per arrotondare si prostituisce col Figlio), infatti, sfruttando l’inconsapevolezza della Sorella Maggiore la convince a fare sesso orale in cambio di alcune videocassette. La ragazza si ciba di notte di queste immagini cinematografiche rubate e la visione dell’altromondo cinematico è un Big Bang, una folgorazione, per chi è abituata a vedere e rivedere solo se stessi, in filmini di famiglia. Non parliamo di vedere Bergman, Kubrick o Tarkovskij, ma de “Lo squalo”, di “Rocky” e di “Flashdance”: film muscolari, sulla carne e sul sangue, su corpi maciullati, pompati e oliati. Paradossalmente, opere che nella loro patina (neo)hollywoodiana pulsano verità nel mondo finzionale dei ragazzi. Quando il padre se ne accorgerà, le crepe sono già aperte e hanno incrinato le sbarre della gabbia. La sorella maggiore matura e, assorbendo per imitazione i nuovi modelli, comprende la potenza della simulazione: capisce che se la Legge dice che per poter abbandonare la villa deve cadere il canino (“kynodontas” in greco), basta che esso cada…e se lo stacca a colpi di manubrio. La sua sparizione dalla villa genera il panico, un sentimento finalmente vero, che stordisce tutti.
Inedito in Italia e premiato a Cannes 2009 col “Un certain regard”, “Dogtooth” è una pellicola perversa: sedendo sulla cattedra hanekiana, con diversi passaggi grotteschi e stranianti, il regista greco ci presenta la vita di questo gruppo familiare in un interno come un dato di fatto, senza possibile dialettica con una realtà alternativa. La luce di Bakatatakis illumina e acceca, mentre l’occhio geometrico di Lanthimos incombe entomologico tanto sui figli quanto sui genitori, vittime del loro stesso gioco. Gioco che si perpetua fra loro, usato come sfida tra i fratelli: metafora nella metafora è l’immagine dei ragazzi bendati che cercano a tentoni di raggiungere la madre, al centro del giardino. Togliersi la benda dagli occhi è più difficile di quanto si possa pensare e, alla fine, il film va a porre gli stessi interrogativi che da più di duemila anni percorrono la cultura occidentale: è peggio il buio dell’ignoranza o l’orrore della verità?